vie cave

Vere e proprie unicità delle città del tufo (Pitigliano, Sorano e Sovana) rappresentano una delle attrazioni principali per chi si reca in questa parte della Toscana e per chi ama il trakking e la natura. Pitigliano è circondato da numerose vie cave, antiche “strade” di origine etrusca costituite da profondi percorsi ricavati dal taglio della roccia tufacea, alcune di esse superano il chilometro di lunghezza, con pareti alte fino a 20 metri. Spesso le vie cave intersecano necropoli etrusche.

Ogni via cava è conosciuta con un nome che gli è stato dato nel corso del tempo, le principali oggi visitabili  sono: la Via Cava del Gradone (dove è istato allestito il Museo Archeologico all’aperto “Parco Alberto Manzi“), la Via Cava di San Giuseppe, quella di Fratenuti, la Via Cava della Madonna delle Grazie, la Via Cava di Poggio Cani, ecc.

Di recente il Comune di Pitigliano ha creato Il percorso delle vie cave, un tour con partenza e arrivo nel centro abitato che si snoda per diversi chilometri intorno al paese e che permette di vistare queste affascianti percorsi tutti in un’unica volta (rimane fuori solo il parco Manzi con la Via Cava del Gradone che può essere visitato a parte).

Il percorso delle Vie Cave parte con la scalinata e la passeggiata della Selciata, una strada che circonda il centro storico di Pitigliano alla base del masso tufaceo per tutto il perimetro di esso (durata passeggiata circa 20 minuti). Una volta completata si scende lungo il Cammino del Londini, un sentiero grazie al quale si può visitare anche l’omonima cascata visibile anche dall’alto da uno degli affacci di Piazza della Repubblica. Da qui si entra nel vivo di quelle che sono le vie cave e si risale attraverso la Via Cava dell’Annunziata fino ad arrivare alla strada di San Pietro. Percorrendo questa strada per circa 15 minuti si può ammirare Pitigliano da lontano prima di arrivare alla prossima Via Cava che è quella di San Giuseppe. La Via Cava di San Giuseppe è una delle più suggestive e ci riporta verso Pitigliano scendendo di nuovo fino al fiume Lente (uno dei tre fiumi che circonda il paese). Siamo circa a metà percorso, ora percorrendo un breve tratto di strada provinciale e guadando il fiume Meleta risaliamo dalla Via Cava di Fratenuti fino alla Strada della Doganella che ci riporta fino alla SR 74. Poche centinaia di metri e si arriva al Santuario della Madonna delle Grazie da dove si può ammirare Pitigliano nella sua “cartolina” più famosa. Adiacente al santuario si ri-scende con un’altra via cava quella che prende il nome proprio della Madonna delle Grazie, una volta completata questa via cava si attraversa la SP 46 che porta a Sovana e si può risalire verso il centro storico di Pitigliano attraverso l’ultima via cava del tour, quella di Poggio Cani. L’intero tour delle vie cave è fattibile in circa tre ore di tempo per un totale di 9,97 km. Come detto da questo tour resta la Via Cava del Gradone che si trova all’interno del Museo Archeologico all’aperto Alberto Manzi

Le vie cave possono essere visitate anche usandole come percorsi alternativi che collegano le Città del Tufo Pitigliano-Sovana-Sorano, un po’ come veniva fatto in antichità per motivi tutt’altro che turistici. Ecco alcuni percorsi: 

Da Pitigliano a Sovana

Notizie tecniche
Tipo d’itinerario: trekking, cavallo.
Lunghezza: 7 Km. circa
Dislivelli:313 m. s.l.m.-205m. s.l.m.
Tempi di percorrenza: 6-7 h circa a piedi, 4-5 h circa a cavallo.
Difficoltà: media a piedi, alta a cavallo.

Cosa c’è da sapere: è presente la segnaletica bianca-rossa.
Il sentiero è uno dei più belli e suggestivi della Maremma, attraversa 2 paesi d’origine etrusca, ricchi di storia e opere d’arte. Esso può essere “letto” sotto molti punti di vista: geologico, naturalistico, archeologico, antropologico e sacro, per cogliere a pieno tutti gli aspetti di questo percorso è consigliabile farsi accompagnare da una guida esperta.
La segnaletica inizia da Pitigliano, fuori la Porta di Sovana, continua poi nella Via Cava di “Poggio Cane”, la prima, che incontriamo, delle strade etrusche, scavate nel tufo. Lungo le sue pareti si aprono numerose grotte
artificiali, ancora oggi usate come cantine, a causa della continuità di vita di queste strutture e delle modifiche, è impossibile stabilire se fossero state tombe anteriori alla Via Cava. Ad un certo punto ci ritroviamo sulla S.P. per Sovana, l’attraversiamo e proseguiamo a destra fino alle indicazioni per la Via Cava di “S.Giuseppe”, nei pressi della quale c’è una piccola necropoli costituita da tombe a camera. Durante il percorso vediamo, dipinta sulla roccia l’immagine di San Giuseppe, tutt’oggi oggetto di devozione da parte dei pitiglianesi. Una volta usciti dalla strada etrusca, arriviamo alla Fonte dell’Olmo, dove l’acqua sorgiva (potabile) sgorga da un mascherone in tufo, raffigurante un fauno, l’originale è conservato al Museo Civico Archeologico di Pitigliano (0564-614067), mentre  qui vi è una copia. Continuando incontriamo un incrocio e giriamo a destra, dove il sentiero diventa una carreggiata asfaltata, dopo poco imbocchiamo un’altra strada a sinistra, che ci conduce alla zona di “Pian dei Conati” ed all’omonima Via Cava, alla fine della quale la segnaletica prosegue lungo una carrozzabile asfaltata, che porta a Sovana. Una volta visitato il paese, chi ha ancora voglia di camminare può raggiungere la vicina necropoli etrusca (2 h di tempo per la visita).

Da Sorano a S.Quirico

Notizie tecniche
Tipo d’itinerario: trekking, cavallo.
Lunghezza: 8 Km. circa
Tempi di percorrenza: 6- 7 h. circa a piedi, 3 h. a cavallo circa.
Dislivelli:486 m. s.l.m.-323 m. s.l.m.
Difficoltà: media a piedi, alta a cavallo.

Cosa c’è da sapere: segnaletica bianca-rossa, lungo il percorso ci sono dei guadi da attraversare.
L’itinerario inizia a Sorano e dopo 2 chilometri d’auto lungo la S.P. per Sovana arriva alla necropoli di S.Rocco, dove si lascia la macchina ed inizia la segnaletica, ma prima di procedere si consiglia la visita del sito. Il complesso rupestre prende il nome da una chiesa del XVIII sec., non visitabile ed è costituito sia da tombe etrusche, sia da grotte più recenti, fra le quali si distingue una fornace alto-medievale. A poca distanza dall’edificio sacro si trova la Via Cava di “S.Rocco”, che conduce alla Valle del Fiume Lente. Dopo la strada etrusca seguiamo il fiume e ad un certo punto il percorso si divide, così prendiamo la via sinistra fino a raggiungere la Provinciale. Continuiamo a sinistra sull’asfalto per circa un chilometro e prima del ponte ritroviamo la segnaletica a destra, dove il tracciato torna sentiero, sentiero, che dopo qualche chilometro e due
piccoli guadi arriva a Vitozza. Questa località è costituita da uno sperone tufaceo, dove vi sono all’incirca 200 abitazioni rupestri, occupate dal XII sec. alla seconda metà del XVIII. La visita dell’antica città dura circa 1-2 ore, poi ripreso il cammino giungiamo a S.Quirico.

Da S.Quirico a Vitozza

Notizie tecniche
Tipo d’itinerario: trekking, MTB, cavallo.
Lunghezza: 2-3 Km. circa
Tempi di percorrenza: 2 h circa
Dislivelli:486 m. s.l.m.- 425 m, s.l.m.
Difficoltà: bassa

Cosa c’è da sapere: segnaletica bianca-rossa.
La segnaletica inizia dalla Piazza principale di S.Quirico e prosegue lungo il sentiero di campagna, dove già incontriamo le prime grotte, oggi cantine, ma un tempo case abitate. Alcune cavità più grandi ed abbandonate erano utilizzate per estrarre il salnitro, ingrediente della polvere da sparo. Poco dopo ci troviamo di fronte allo sperone tufaceo di Vitozza, una vera e propria città medievale, dotata di mura, fortezze, fossati difensivi, pozzi cisterne, 3 chiese e circa 200 abitazioni rupestri. Queste dimore scavate nel tufo avevano spesso accanto, o nel piano sotto stanze delle stalle e dei magazzini, alcune sono dei veri e propri condomini con scale interne ed esterne. All’interno di quelle meglio conservate è possibile osservare i vari ambienti: la cucina, i letti, le aperture per la canna fumaria, ecc. Una piccola Via Cava conduceva ai “colombari” e fuori del paese, nei pressi del Fiume Lente, dove ci sono i ruderi di un mulino. Vitozza oggi è una città “morta”, ma fu popolata dal XII fino gli ultimi decenni del XVIII sec. e nuovamente negli anni 40 del ‘900. Queste caverne
nascoste sotto la rupe e coperte dalla vegetazione furono la salvezza dei Sanquirichesi, durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale. All’interno del sito vi è una vegetazione rigogliosa, tipica dell’area tufacea, qui si possono osservare piante rare e particolari, come le orchidee selvatiche, ma anche licheni ed alberi legati alle leggende maremmane. Il percorso non è difficile, ma per “assaporare” veramente Vitozza e per conoscerne tutti gli aspetti è consigliabile essere accompagnati da una guida.